In un condominio anni Sessanta che si erge stanco tra le pieghe di una Roma che cambia e dimentica, la quotidianità si trasforma in teatro, la gestione ordinaria in battaglia epica, le assemblee in veri e propri palcoscenici del surreale. Benvenuti a vicolo dei Giardini 18, dove l’ordinaria amministrazione è solo un miraggio e il confine tra realtà e delirio si dissolve tra i piani e i pianerottoli.Marco Petroni, amministratore di condominio navigato e disilluso, si trova suo malgrado al centro di una rivoluzione. Un’insurrezione che nasce tra bollette inevase, termosifoni spenti e fondi cassa evaporati, ma che presto sfocia in qualcosa di molto più profondo e inquietante: una guerra simbolica per il potere, la legittimità, e persino il senso stesso di vivere insieme sotto lo stesso tetto.A guidare la rivolta è Alberto Macchini, carismatico oppositore e maestro della polemica, che trasforma la petizione in arma e la piazzetta del condominio in un’agorà ribelle. Attorno a lui ruotano figure indimenticabili: Valeria Scarlatti, profetessa in vestaglia e laureata in mistica urbana; Angelo Curti, ex detenuto e ora autoproclamato “custode del buonsenso condominiale”; Fernando Galli, moroso professionista dal passato oscuro; e poi ancora tecnici ignorati, pensionate risolute, studenti silenziosi, cagnolini guardiani e vecchi ascensori testimoni di segreti.Le tensioni montano, le riunioni si moltiplicano, le cassette postali cominciano a fumare. Il cortile si trasforma in un’arena, le scale in trincee, i gruppi WhatsApp in campi di battaglia verbale. Si formano comitati paralleli, si affigge propaganda, si manipolano firme e si promettono miracoli amministrativi. L’assemblea si spacca. Il condominio si divide. E quando persino la caldaia esplode, letteralmente, diventa chiaro che qualcosa si è rotto per sempre.“Il Consiglio dei Ribelli” è una commedia nera, ironica e profonda, che scava con chirurgica precisione nell’anima condominiale italiana. Con uno stile brillante e un ritmo narrativo incalzante, Emilio Brancadoro ci regala un microcosmo esilarante e tragico, dove ogni personaggio rappresenta un pezzo di società, e ogni discussione è lo specchio deformato – ma verissimo – dei nostri tempi. Perché dietro ogni portone si nasconde un piccolo universo, fatto di solitudini condivise, egoismi travestiti da buone intenzioni, e sogni di ordine pronti a sfociare nel caos.
Tra sabotaggi, messaggi minatori, falsi notai e “piani di liberazione condominiale”, il lettore viene accompagnato in una parabola grottesca ma verosimile, dove il dramma si fa farsa, e la farsa torna ad essere tragedia. Una riflessione disillusa e tagliente su cosa significhi convivere, davvero, e su quanto poco basti perché la polvere sotto il tappeto diventi incendio. Un romanzo imperdibile per chi ha vissuto almeno una volta una riunione condominiale e ne è uscito vivo – o quasi.
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